Parlare ai sordi – didattica moderna per la scuola e la società

parlare ai sordiLe persone sorde possono sentire, ma per loro imparare è più difficile. Anche nei casi di sordità profonda c’è sempre un residuo uditivo, soprattutto per le basse frequenze.

Ogni grado di sordità e ogni persona sorda presentano problemi da affrontare in modo specifico e con tecnologie da tarare esattamente di volta in volta. Non si può generalizzare, tanto più per il fatto che le nostre attuali conoscenze in materia sono ancora scarse.

La tecnologia può essere utile per migliorare la ricezione di alcune frequenze residue (basse frequenze) ma non può sostuire quelle che mancano.

Come è ovvio che non si può “sparare” una luce intensissima negli occhi di una persona che ci vede poco, per migliorarne la vista, è altrettanto inutile e controporducente “GRIDARE AD UN SORDO”, perché si creerebbe solo maggiore confusione, andando a disturbare quelle zone di udito che sono oltretutto le stesse in cui si percepisce il linguaggio verbale.

Inoltre l’URLO nel nostro inconscio ha una connotazione negativa, essendo un simbolo di minaccia, ed aumenta l’ansia in persone che già tendono ad isolarsi e a non integrarsi.

n.b. nel linguaggio scritto multimediale, l’utilizzo dello STAMPATELLO MAIUSCOLO, significa che le parole sono: URLATE.

Anche la lettura del labiale (che si diffuse molto in Europa, mentre fu tralasciata negli stati Anglosassoni, dove si diede preferenza per il linguaggio dei gesti, ben più utile e completo) è idonea solo per alcune sillabe, mentre è soggetta a troppe variabili:

  • Le sillabe simili (pa-ba; ta-da ecc.) non sono facilmente distinguibili
  • Le sillabe con consonanti gutturali (ch-gh) non sono visibili nel labiale
  • La conformazione facciale di chi parla è personale, rendendo difficile l’interpretazione di chi legge le labbra.

Si suggerisce quindi di:

  • Parlare sempre uno alla volta (l’elevato numero di interlocutori non permette il discernimento del discorso)
  • Parlare stando di fronte
  • Mettere a proprio agio il sordo (che in genere è timido e ansioso, essendo costantemente attratto da ogni minimo stimolo sonoro)
  • Integrare la chiarezza del labiale e del tono di voce adeguato con il gesto
  • Ridurre al minimo i rumori di fondo che, agendo su medesime frequenze disturbano la percezione delle parole.

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Udito

Tratto dalle lezioni di Scienze Umane UNIGE sulla “sordità” prof.ssa Consuelo Lanzara.

 

 

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