Stenografia: meglio sistemi facili o più complessi?

Alcuni sistemi stenografici, sia italiani, sia di derivazione straniera, si basano su simboli molto semplici e poche regole grammaticali. Sono facili e di rapido apprendimento, sono utili per scrivere appunti, ma c’è rischio che a più alte velocità i simboli si alterino e non si riesca più a rileggere.

A ciò si aggiunga che il metodo abbreviativo di tali sistemi è basato sul troncamento “logico” della parola: si scrive quel tanto che basta dal capire la parola, basandosi sul contesto. Ma, mentre si sta ascoltando un discorso, i concetti appaiono chiari, però, se l’oratore parla veloce, lo stenografo, a volte arrancando, può essere indotto ad abbreviare troppo pur di non rimanere indietro.

L’utilità di un sistema semplice e basato sull’abbreviazione grammaticale è utile per le velocità “commerciali” (80-100 parole al minuto), adatte a superare un concorso o per prendere appunti; un tale sistema si impara in pochi mesi, ottimizzando i tempi dedicati allo studio.

Viceversa, un sistema più complesso ed articolato, si impara con maggiore lentezza, ma ha dei principi abbreviativi che permettono di mantenere sana l’ossatura delle parole, in modo da non avere eccessivi dubbi trascrittivi anche se la grafia è alterata dalla velocità.

Invece i sistemi professionali e tipicamente fonetici, come il sistema Cima, oltre a garantire altissime velocità di stenoscrittura, perfettamente leggibile, sono facilmente adattabili alle lingue estere, perché permettono di scrivere il suono delle parole, al di là delle regole grammaticali. Occorre un po’ più di tempo per impararlo, ma offre una sicurezza applicativa ben più solida.

Manuale: velocità in stenografia

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