Breve storia della Stenografia

Date le richieste pervenutemi in questi giorni, rispondo in modo pubblico con una rapida sintesi sulla storia della Stenografia.

La stenografia (tachigrafia) si sviluppò nell’antica Roma. Il primo sistema che ci è pervenuto ben codificato fu di Tirone (liberto e tachigrafo di Cicerone). Era un uomo coltissimo e quello che sappiamo oggi dell’oratore romano è per gran parte grazie a lui. Le note tironiane furono utilizzate per tutta l’epoca imperiale.

Nel medioevo le note erano utili per scrivere delle precisazioni e delle aggiunte ai preziosi libri degli amanuensi, da qui il nome “stenografia” cioè scrittura stretta, rispetto a “tachigrafia”, scrittura veloce.

Dante ne parla chiamandole: “lettere mozze che noteranno molto in parvo loco” (questo per denigrare un personaggio del quale, per far sapere l’importanza che ebbe, sarebbero bastate poche note stenografiche). Nel rinascimento le note erano ormai obsolete, la scrittura era cambiata, l’importanza della registrazione dei discorsi per verbali e quant’altro obbligava a cercare nuovi sistemi stenografici.

Dato che la stenografia si sviluppò soprattutto nei paesi anglosassoni, i nuovi sistemi erano stati ideati per velocizzare la scrittura di quegli idiomi, ben differenti dall’italiano. Perciò fino al XIX secolo i sistemi italiani furono soprattutto degli adattamenti più o meno “arzigogolati” di quelli esteri (complicandone la complessità).

Nel frattempo, l’italiano Antonio Michela intuì che si poteva unire una macchina per scrivere con un pianoforte, creando una nuova macchina in grado di “stenografare” e inventò così la “stenotipia” cioè la stenografia a macchina (che oggi è computerizzata e permette di avere un verbale in italiano praticamente in tempo reale, è utilizzata al Senato della repubblica e in vari governi locali, come alla Regione Piemonte, negli Stati Uniti d’America è utilizzata nei processi e da alcuni decenni anche per sottotitolare i telegiornali e altri programmi video).

Nel XX secolo in Italia si sentì sempre più l’esigenza di avere un sistema basato sull’italiano, soprattutto perché è una lingua che dà molta più importanza alle vocali.

Il diciassettenne piemontese Giovanni Vincenzo Cima, dopo aver appreso le basi di sistemi stenografici inglesi adattati all’italiano ed aver studiato le note tironiane, ha ideato un suo sistema stenografico, rivoluzionario per l’epoca, che nel giro di pochi decenni si è diffuso in tutta Italia e gradualmente all’estero.

Oggi il sistema Cima è ancora utilizzato praticamente tal quale lo ideò il suo inventore oltre cento anni fa. È utilizzato alla Camera dei Deputati insieme al sistema Gabelsberger Noe, un sistema tedesco ottocentesco (Gabelsberger) adattato all’italiano da Noe (docente universitario). Il Gabelsberger è un sistema basato sul corsivo moderno, utilizza delle abbreviazioni molto complesse, il sistema Gabelsberger Noe differisce dall’originale ma ne mantiene abbastanza le caratteristiche originarie. Essendo arduo impararlo, con l’andar del tempo sono state poche le scuole pubbliche italiane che l’hanno mantenuto nei piani di studio, ma è un sistema molto “sicuro”, se lo si applica correttamente, si ottengono delle velocità di scrittura elevatissime con una buona chiarezza di lettura.

Parallelamente al Cima, si sviluppò un altro sistema completamente italiano, il sistema Meschini. Questo sistema ha una base teorica semplice, applicabile come “livello scolastico”, rispetta abbastanza le regole dell’ortografia (quindi non è completamente fonetico), fu ideato addirittura per essere insegnato nelle scuole medie o avviamento; poi il sistema diviene più complesso perché ha un approfondimento per velocità “commerciali” (per la “vecchia” figura di segretaria con il notes che prendeva gli appunti dettatile dal titolare) e infine uno sviluppo estremizzato per la velocità oratoria vera e propria.

Il fatto di imparare il sistema per gradi, lo ha fatto per molti anni prediligere in vari istituti scolastici, pubblici e privati, ma ne ha anche costituito un limite. L’autore stesso ha proceduto a rivedere i concetti di abbreviazione per più volte nel corso della sua vita e questo ne ha limitato un po’ l’applicabilità su vasta scala. Anche il Meschini per tanti anni è stato utilizzato alla Camera dei Deputati.

Ultimo sistema italiano inserito nei programmi ufficiali delle scuole pubbliche italiane fu il sistema Stenital Mosciaro. È un sistema stenografico completamente “fonetico”, si scrive quello che si sente, favorendone quindi anche l’utilizzo per le lingue estere.

La scrittura Stenital si basa su poche regole e la velocità, nell’idea dell’inventore, è proporzionale alla capacità dell’utente di abbreviare le parole in base al senso logico. Purtroppo il suo inventore ebbe morte prematura e questo sistema, potenzialmente valido per alcuni aspetti, ma carente per molti altri, non ha mai avuto una evoluzione.

Fu insegnato a lungo in molte scuole italiane, data l’estrema semplicità, ma non ebbe mai una vasta diffusione professionale, perché se non si ha una scrittura “perfetta” (impossibile ad alte velocità) si rischia di non riuscire a convertire in italiano quello che si è stenografato. Anche perché, sotto stress, o si abbrevia troppo, per non perdere parole, o troppo poco, per timore di non rileggere, generando squilibri. La scrittura Stenital ha però detenuto il record per la velocità massima di scrittura, dimostrando che il substrato valido ci sarebbe stato, se si fosse migliorata la teoria, rendendola più adeguata per l’uso professionale.

In Italia sono stati ideati molti sistemi stenografici che però non hanno mai avuto ampia diffusione e non sono stati inseriti nei programmi ministeriali.

La stenografia è stata insegnata nelle scuole pubbliche fino agli anni ’90 del secolo scorso. Ora si impara privatamente, oltre che per uso personale (e perché è propedeutica all’attività mente-corpo, come dimostrato proprio dal sottoscritto che, insieme a Riccardo Bruni, campione mondiale di stenografia 1993, la inserì per la prima volta in Italia nei corsi della Terza Età, Torino 1994), a livello professionale è usata in alcuni governi locali (Consigli comunali, Consigli Regionali e Camera dei Deputati), oltre che nelle assemblee degli azionisti di alcune società.

È poi utilizzata in nuovi campi, ad esempio per inviare messaggi via internet, senza che il testo sia automaticamente riconosciuto e controllato da spie informatiche).

 

 

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