Accettare, leggere e interpretare gli infortuni

Chi come me pratica  sport di combattimento o lavori manuali ha più probabilità di incorrere in infortuni, ma nessuno è esente dal provare dolore per delle lesioni avvenute nell’ambiente domestico,  oppure per strada o sul lavoro ecc.

Osservando il dolore, mi rendo conto di quanto accettare la sofferenza e trovare delle soluzioni appropriate sia un’utile “palestra” di vita.

Prendiamo in esempio il dolore che mi blocca i muscoli femorali, dopo una violenta contrattura:

  • lacrime di sanguenon riesco a sollevare il ginocchio per infilarmi una calza o legarmi comodamente una scarpa? Imparo a “piegarmi” verso terra e capisco che nella vita occorre anche inchinarsi.
  • Non riesco ad alzarmi in linea retta da posizione seduta? Invece di muovermi in senso verticale, imparo a ruotare su me stesso, compiendo un movimento a spirale per non pesare sulla gamba infortunata; non sempre la via scorre diritta, così come per salire gradualmente un monte è meno faticoso fare dei tornanti.
  • Non riesco a camminare veloce? Imparo a gestirmi il tempo in modo diverso da prima; il tratto di strada che per una persona agile si fa in un solo passo, per una persona limitata occorrono due o tre passi, e tutti prima o poi “siamo persone limitate”.
  • Non riesco a salire e scendere le scale agevolmente? Imparo a fare un gradino per volta, trascinando una gamba. In questo “strusciare” mi ritrovo quando nell’orto intriso di pioggia vedo il lento scorrere di decine di lumache e chiocciole che scivolano lente sulle foglie bagnate. Il corpo di una lumaca è così adattabile che se scorre sul filo di un rasoio non si taglia: io non riesco ad essere altrettanto flessuoso!
  • Ho spesso constatato che con un braccio o una gamba o la schiena dolenti e bloccati da distorsioni, contratture, ematomi, fratture ecc, per infilarmi o sfilarmi gli abiti è sempre utile eseguire movimenti rotatori: tanti piccoli passaggi ruotando pian piano l’arto dolente.

occhio neroAllo stesso modo tale pratica è utile nella lotta, se si vuole uscire da una presa, ma anche nella vita, nei rapporti interpersonali, quando, psicologicamente parlando, è utile girare intorno all’argomento, come un falco che mira la preda, prima di dare la “stoccata finale” al nostro avversario.

Così pur soffrendo mi rendo conto di quante potenzialità ha il mio corpo senza che io ci faccia mai caso o le utilizzi. La forza di volontà si plasma accettando il dolore e sublimandone l’effetto fisico.

Se una sostanza analgesica anestetizza il dolore senza che la mente abbia elaborato il messaggio del corpo, è come se un genitore avesse fatto tacere a forza la richiesta d’aiuto del proprio figlio.

#VoluntasTrainer

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