Per poter prendere in considerazione una adeguata difesa personale, occorre rendersi conto del reale rischio che si corre di fronte a delle minacce.
Queste nozioni sono molto importanti anche in caso di diverbio, che può essere dovuto ad una lite di vicinato: ad esempio per rumori molesti, difficoltà di parcheggio, gestione dei confini; oppure può essere scaturito a causa di un incidente d’auto, o, ancora, può essersi generato in un ambito particolare come una riunione collegiale o una manifestazione sportiva, politica, ecc.
Le ragioni per litigare sono frequenti e spesso dalla discussione “animata” si può passare alle minacce e da queste alle vie di fatto. Chi minaccia tenta di “avvertire” quello che considera un avversario o un aggressore, perché cambi comportamento e accetti le condizioni che gli sono suggerite, in caso contrario dall’avvertimento si passerà al conflitto.
Come si può capire la vera entità della minaccia e da cosa scaturisce tale atteggiamento? In pochi istanti è difficile riuscire a comprendere quale reale meccanismo passa per la testa di una persona in stato di stress e confusione o che, lucidamente e consapevolmente, ha un piano organizzato per convincerci coercitivamente. Ma di fronte ad una minaccia di violenza (che può anche essere rivolta contro se stesso: “se non cambi idea, mi suicido!), anche se il tempo per riflettere è breve e l’intensità emotiva è elevata, è utile fare rapidamente attenzione ad alcuni elementi importanti.
Vi sono tre nozioni fondamentali per valutare una minaccia:
1) motivazione:
- emotiva
- pratica
2) intento:
- politico (dominio sull’altro o sul territorio)
- criminale
- psicopatico
3) scelta dell’obiettivo:
- specifica (verso un ben preciso obiettivo e non un altro)
- casuale (la vittima è scelta casualmente)
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