Riti ancestrali

riti ancestraliL’incarnazione si ha al momento della nascita, cioè del primo respiro.

Si nasce, inspirando ossigeno, ossidando, e quindi bruciando, gli alveoli. Il bambino, per il dolore, piange disperatamente, dimostrando al mondo che è vivo.

Il fumo del tabacco rinnova questo bruciore, è deleterio, fa male, stimola la tosse, infuoca le vie respiratorie. Ad ogni boccata di fumo nel corpo torna alla memoria il primo respiro e la coscienza entra in contatto con il suo progetto di vita ancestrale.

Il fumo del tabacco inserito in un processo sacro, svolge una funzione che “lega” (re-ligione) il trascendente con l’immanente.

Se il fumo è inserito in un processo vizioso, la persona è in sua balia: senza rendersene conto, la mente rinnova di continuo il ricordo profondo del dolore della nascita e, inconsciamente, percepisce di non essere in sintonia con il progetto di vita, degenerando il corpo.

Il valore delle sostanze sacre (alcol, tabacco, caffè, cioccolata) è stato utilizzato nei riti religiosi delle antiche civiltà per creare dei canali di connessione con i quali il sacerdote si spersonalizzava, “con-fondendo” la mente maschile (ragionatrice) e femminile (emotiva) in un processo alchemico di mediazione (medianità).

Le stesse sostanze, abusate nell’ignoranza, proprio in virtù del loro potere, creano dei danni irreversibili che abbruttiscono spirito, mente e corpo.

 

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