Vergogna per i disagi della mente

vergogna per i disagi della menteMi capita di notare spesso una notevole ritrosia delle persone nell’ammettere o nel parlare in pubblico dei disagi della mente.

Ad esempio, traendolo da un’esperienza recente, la mamma di un bambino ha assunto un’aria un po’ stufa, un po’ stressata per l’impegno, quando ha detto: “Oggi porto mio figlio dal dentista”, mentre si è chiusa in se stessa, ha stretto il respiro addominale, ha teso i muscoli del viso ed ha leggermente sviato lo sguardo quando ha detto “Oggi porto mio figlio dallo psicologo” (la parola psicologo è stata pronunciata quasi con un sussurro…).

La mente è scritta sul corpo, leggendo l’espressione corporea, la grafia, la tonalità della voce o il ritmo respiratorio, si conosce quale dinamica mentale è in atto nell’individuo.

Eppure molti si vergognano ad ammettere che hanno dei problemi relativi alla psiche e cercano quindi di non renderli pubblici, ritenendo di essere delle eccezioni; mentre danno per scontato che i problemi fisici siano di tutti ed obbligatori, perciò non siano da nascondere allo stesso modo.

Gli uni sono interconnessi agli altri e si manifestano reciprocamente, appartengono al nostro vivere quotidiano e, se prevenuti e accettati, possono essere risolti senza doverli celare.

Nell’immagine di copertina si nota la prima espressione, con le labbra più chiuse e con una vena di disagio, mentre si è nel tentativo di celare un problema psichico; nella seconda espressione, con labbra più distese ma leggermente arcuate verso il basso, l’aria più affranta e nervosa, si manifesta l’atteggiamento verso un problema fisico.

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