Vi fu un’epoca nella quale la guerra portò atrocità, abusi, violenze, orrore quotidiani per quattro mesi nel nostro martoriato paese di Lauriano. Esso fu liberato dai suoi stessi abitanti, resistenti indomiti, armati più di coraggio che di armi, contro uno degli eserciti più forti dell’epoca.
Chi furono questi uomini? Li possiamo conoscere tutti o in parte? Il loro sangue scorre ancora nelle nostre vene?
L’8 agosto del 1625, mentre la fortezza di Verrua (oggi Verrua Savoia) era sotto assedio, gli ussari (cavalleggeri polacchi) misero a ferro e fuoco il paese di Lauriano (e i borghi vicini). La popolazione fu aggredita con violenza e dovette fuggire per mesi nei boschi, dove si difesero con una costante guerriglia.
Nell’autunno del 1625 la situazione fu insostenibile, stremati e decimati, i laurianesi, armati con archibugi, moschetti e altre armi attirarono gli ussari in varie imboscate e riuscirono a sgominarli (15 novembre 1625). Probabilmente ciò avvenne nella zona dei ruderi del Castello Medievale (oggi collina del Romitorio) e nella zona detta Sanguinè (in ricordo del sangue che intrise il terreno). Su tali dettagli non ci sono dati certi, a parte un resoconto scritto dal parroco di Piazzo, abbastanza preciso, che permette di confermare almeno in parte la tradizione orale.
E dopo gli ussari venne la peste, per anni il paese fu di nuovo spopolato e decimato….
Eppure, nel 1633 (quindi meno di 8 anni dopo gli eventi suddetti) ecco i nomi dei laurianesi sopravvissuti.
Dalla (prima) delibera del Comune di Lauriano del 20 gennaio 1633 possiamo conoscere gli uomini adulti che abitavano il nostro paese in quell’epoca: Giacomo Anselmino, Domenico Capello, Gioannino Secondino, Valentino Testore, Antonio Tasso, Gioanni Anselmino, Guglielmo Rogero, Beltrammo Bergamasco, Gioannino Cane, Antonio Bacolla, Pietro Testore, Battista Gibello [….] seguono decine di altri nomi.
Molti cognomi sono tutt’ora presenti nelle famiglie “storiche” laurianesi, perciò, sì, noi siamo i pronipoti di questi antichi nonni, sopravvissuti alla guerra dei trent’anni e alla peste del 1630, sopravvissuti nelle generazioni future fino ad arrivare a noi.
Un pensiero a questi indomiti laurianesi, contadini, artigiani, allevatori, commercianti, che videro le loro vite e le loro famiglie sconvolte da eventi immensi (mondiali, per quell’epoca).
Il coraggio di difendere le famiglie e la terra da cui furono generati giunge fino a noi che con i nostri visi e la nostra educazione basata sull’antica tradizione ne siamo la diretta derivazione.
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