Tecniche “speciali” applicate al benessere quotidiano

La disabilità è una “lente di ingrandimento” che mette in luce la peculiare problematicità di un individuo nel comprendere, decodificare e assimilare le nozioni, ma chiunque può trarre giovamento, applicando le tecniche utilizzate per ottimizzare l’apprendimento di chi è in difficoltà.

Chi ha difficoltà e fragilità nel rapportarsi in modo adeguato in un gruppo classe, ad esempio chi è autistico, oppure DSA, oppure è sordo o ha delle problematiche relazionali), se riceve in contemporanea più stimoli sensoriali (visivi, uditivi, tattili ecc.) può confondersi, non riuscendo più a prestare attenzione alla lezione e magari somatizzando un comportamento ansiogeno. Questa modalità che stimola la “visione a tunnel”, altera la sudorazione, rende difficoltoso il respiro ecc. può capitare a tutti coloro che vivono un momento di panico di fronte ad un imprevisto apparentemente irrisolvibile. Per alcuni la crisi è frequente, per altri può capitare una volta ogni tanto, ma l’intervento è simile per tutti.

  1. Per chiunque è utile imparare a “non sbagliare”. Se una tecnica è appresa nel modo sbagliato, riuscire a correggerla e ad apprenderla nel modo esatto è un processo molto più lungo e difficile che non imparare subito la tecnica nel modo giusto. Sembra un concetto semplice ed ovvio, si nota però che spesso molti alunni commettono ripetitivamente gli stessi errori, ciò vuol dire che hanno imparato una regola o un concetto nel modo sbagliato, e più perseverano nell’errore, maggiore sarà la fatica per correggerlo. Tanto più se l’errore è stato appreso da piccoli. Sapendo che è meglio imparare subito la modalità corretta, da parte del docente occorrerà più pazienza, più tempo, più dimostrazione pratica, più tutoring individuale, per fare in modo che si limiti al massimo la possibilità di sbagliare.
  2. L’aiuto fisico ha una valenza maggiore della spiegazione verbale. Ad esempio, se insegniamo a scrivere con una matita, è importante che assecondiamo il movimento di chi impara a scrivere, cercando di produrre il miglior movimento con il minimo sforzo (senza premere troppo, rafforzando verso il basso e non verso l’alto, unendo la respirazione corretta al movimento grafico, controllando la postura corporea). Tutto questo avviene con il contatto corporeo e il silenzio. Ma tutto questo è possibile se l’individuo è già stato educato ai passaggi precedenti: fare attenzione alle sensazioni corporee, gestire al meglio il respiro, agire con lentezza e precisione in tutto quello che si fa ecc. Non si può insegnare a scrivere ad una persona che non sa respirare e non sente la propria tensione muscolare, pretendendo che poi impari a scrivere bene!
  3. Lavorare in silenzio permette di non confondere l’azione motoria, spostando l’attenzione su un altro canale sensoriale. Per pensare al significato delle parole, ci si distrae dal movimento grafico, perciò inizialmente la parola non deve essere contemporanea all’azione. A volte mi accorgo che molte persone adulte contattano il proprio corpo con troppa aggressività: se devono sentire una tensione muscolare o se devono valutare il grado di calore di una zona corporea, si toccano con mano e dita rigide, muscoli tesi, con il vigore una bacchetta sbattuta contro un tavolo. Viceversa dovrebbero fare silenzio, socchiudendo lo sguardo, dovrebbero rendere la mano fluida come un pennello dalle setole morbide, e assorbire le sensazioni tattili così come si assapora il profumo di un fiore in un umido prato primaverile. Questo è il modo per comunicare con se stessi (e poi lo stesso metodo lo si applichi anche con gli altri).
  4. Solo dopo aver appreso, ripetuto e automatizzato il processo operativo per svolgere un certo compito o per imparare una certa nozione, allora si può fare notare che una procedura differente può causare errori più o meno gravi. Però, prima si impara il metodo giusto, poi si “testano”, in ambiente protetto, quali sono i limiti e i rischi di un protocollo sbagliato, sempre facendo attenzione ai cambiamenti recepiti con la propria sensibilità interiore.
  5. Quando si ha cognizione e automatismo nel processo, quando si è in grado di riconoscere un eventuale processo sbagliato, si possono inserire in contemporanea gli altri stimoli (verbale, visivo ecc.) abbandonando completamente il tutoring di accompagnamento fisico.

La scrittura è un ottimo strumento per entrare in sintonia con se stessi e quindi allenare la percezione corporea, il giusto respiro, la giusta postura, legando oltretutto questa tecnica alla comunicazione verbale trasformata in simbolo grafico, ma anche la ginnastica, eseguita lentamente, con il ritmo corretto e con l’attenzione alle sensazioni corporee, aiuta ad abituarsi alla precisione e all’attenzione.

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