Lezione 9 – “Scrittura Atletica” – arti marziali inclusive

scrittura atletica 9Le arti marziali sono state spesso un valido strumento utilizzato per la riabilitazione e per l’inclusione delle persone disabili.

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Martina Bortolotto, con gamba ingessata per un grave infortunio (frattura di tibia e perone). (Bortolotto, M, comunicazione personale, 22 dicembre 2015).

Il Ju-jitsu (l’arte della cedevolezza) è nato con il concetto che il debole può vincere il forte, muovendosi in modo fluido, applicando il principio della “non resistenza”, in modo da sfruttare a proprio vantaggio la forza altrui. La leggenda narra che fu ideato dal medico giapponese Shirobei Akiyama osservando come le fronde dei salici quando nevica si pieghino senza spezzarsi, mentre alberi più forti ma più rigidi si schiantino tentando di sopportare carichi eccessivi (Oddo 2015). Il concetto è poi stato trasferito anche in psicologia.

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Esecuzione di tecniche di Jiu-jitsu per chi è immobilizzato su una sedia. Sono eseguite dalla campionessa Martina Bortolotto, con gamba ingessata per un grave infortunio (frattura di tibia e perone). (Bortolotto, M, comunicazione personale, 22 dicembre 2015).

In Italia il Ju-jitsu fu introdotto dal Maestro Gino Bianchi (al rientro dal Mar della Cina al termine della Seconda Guerra Mondiale). A Genova Gino Bianchi trasmise ed inserì ex novo varie tecniche da eseguirsi con una mano sola, essendo purtroppo presenti fra i suoi alunni degli individui mutilati.

Nel primo dopoguerra il Jujutsu (Jiu-jitsu tradizionale giapponese) fu esportato in Brasile dove Hélio Gracie, di corporatura debole e gracile, ne ebbe grande giovamento, ideando con il fratello Carlos una delle arti marziali moderne più diffuse nel mondo: il Brasilian Jiu-jitsu, arte marziale ora adottata dalle truppe dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Dal Ju-jitsu, il Maestro Jigorō Kanō verso la fine del XIX secolo creò il Judo (la Via della cedevolezza). Il Judo per sua peculiare caratteristica (lotta a contatto stretto) è stato spesso praticato da atleti ciechi. Ma l’enorme contributo del Judo si ha con l’utilizzo dei movimenti base tipici del suo allenamento che, essendo simili ai movimenti primordiali (striscio, carponi, capovolta, prensioni di forza ecc.) sono stati studiati ed applicati nei progetti per lo sviluppo neuromotorio dei bambini dai 3 ai 6 anni (Serenelli 2013). Il judo, come ginnastica, è insegnato nelle scuole giapponesi.

Tai Chi e Qi Gong sono delle arti marziali di origine cinese, ora utilizzate in tutto il mondo come ginnastica psicofisica (rientrano nei patrimoni Unesco, nell’ambito dell’agopuntura e della moxibustione).
Il Krav Maga, arte marziale militare, moderna, scientifica e in continua evoluzione, stimola le risorse peculiari di ogni persona, estraendo le tecniche dai movimenti più semplici, naturali e spontanei dell’individuo, in modo da essere praticabile per chiunque, anche se debole o menomato, fornendo inoltre una struttura psicologica idonea a sopportare e risolvere situazioni estremamente stressanti.

La Via marziale è dunque in questo contesto da intendersi come un percorso fisico che, a partire da tecniche nate in ambito bellico, si sublima in concetti psicofisici idonei per lo sviluppo del bambino, la riabilitazione e l’inclusione del disabile, il benessere dell’anziano.

Scrittura Atletica: Sistema di Psicomotricità

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