Mater

Mater

Sono qui seduta, con le braccia intorpidite, le palpebre pesanti…. e tu attaccata a me, svuotandomi di latte, stringendomi avidamente, volendomi morbosamente, sembra che tu stia in pace, solo quando sei appoggiata al mio ventre, suggendo il latte dal mio seno. Siamo sole, è buio, siamo sole immerse in un immenso mondo. Non è un mondo ostile, ma è un mondo complesso, difficile da intendersi, pieno di insidie per chi non è accorto.

Ti guardo assopita su di me, esausta io ad occhi aperti, esausta tu, teneramente addormentata. Come sarai tra quindici o venti anni? Come sarai quando i “giochi” saranno fatti e l’educazione e gli strumenti che potevo darti te li avrò ormai “installati” ed io, allora, non sarò più questa madre, sarò un’altra madre, con più anni corrugati nel corpo, più vicende a stancarmi le membra, più preoccupazioni per tutto quello che già avremo vissuto insieme.

Quanto sarò riuscita a darti esempio di come agire con prudenza e saggezza? Perché io sono madre e l’unico modo che ho per cautelarti nella vita è di esserti madre esemplare. Non ti dico “madre perfetta utopistica”, non madre-padre assente, non madre-sorella o madre-amica, ma solo madre – me stessa.

Tu o prima o dopo sarai preda della passione ormonale, prima ti sentirai disagiata e inadeguata, un po’ spaventata, un po’ sconcertata, ma anche contenta, quando vedrai le prime macchie di sangue uscire dal tuo corpo. Eh sì, ci tocca, ogni mese dovrai tenere conto che il tuo corpo reclamerà da te particolare attenzione, fonte di possibile vergogna, per quella traccia visibile agli altri di cui tu inavvertitamente non ti sei accorta (proprio quel giorno che ti vesti di chiaro!). Oppure per quegli eventi importanti a cui tieni tanto, per i quali sei sotto i riflettori e il pubblico a te caro che investe su di te una grande aspettativa, ma ecco che, puntuale nella sua imprevedibilità, il ciclo appare proprio il giorno prima….. Eppure ti dico, ora che gli anni passano, ora che a me, tua madre, questo evento si fa raro e incostante, è peggio non averlo più, perché se prima la natura ci assisteva (in quanto premia colei che è fertile) dopo contrasta la nostra “inutilità riproduttiva” dandoci con gli interessi tutti quei disagi e quelle difficoltà che questo ricambio naturale ci dava da giovani (eppure siamo ancora giovani….).

E insieme a questo sangue, ti si chiederà altro sangue, più simbolico che concreto. Un giorno la tua passione per l’arte, per il gioco, per i tuoi idoli famigliari sarà sostituita da lui: il ragazzo perfetto, il più bello, il più simpatico, il più affascinante, l’unico, il migliore (o il primo dei migliori che verranno…). Prima o dopo scoprirai altri sconcerti, quel momento che con passione e idealismo, con trepidazione e paura attendevi, arriva in modo diverso, non violento (sai scegliere chi amare) ma non ti aspetti che sia così….. invadente. Quello che ti sconcerta non è “sentire lui in te” ma vederne l’aspetto mutato, lo sguardo strano, diverso dal solito, gli uomini si trasformano in quei momenti, quello che ti appariva armonia di sensualità, diviene un aspetto fin troppo aggressivo e esasperato, poi ti rendi conto che è così per entrambi, anche tu avrai quello sguardo, ma lui ti impressiona perché lo vedi trasfigurato, irriconoscibile. Ti rendi conto che è “normale” ma è una trasformazione che ti destabilizza e ti mette soggezione e distanza proprio nel momento che ti attendevi intimamente più condiviso.

Come posso spiegartelo? Non è possibile, tanto più per me, madre di una adolescente, ma posso solo essere me stessa e quindi, fin d’ora, è dal mio sguardo, dalla mia espressione corporea, dalla mia reazione emotiva quando se ne parla (distrattamente, in mezzo ad altri argomenti) che tu noterai come io l’ho vissuto e come te lo passo. In più pian piano ti renderai conto che uomini e donne vivono la sessualità in maniera completamente diversa: noi non “misuriamo” le nostre prestazioni, ma cerchiamo le armonie, noi non temiamo i nostri fallimenti, ma prolunghiamo nel tempo della mente il nostro connubio. Loro invece vivono di misura e successo. L’uomo è in ansia verso l’altro uomo precedente, perché teme di non essere all’altezza, cerca la prestazione, pur di far vedere al più presto la sua potenzialità, a volte invalidandola…. ed ecco che a quel punto si deprime, si spaventa per la “brutta figura” (che la donna non enfatizza e non considera come tale), e per la paura si trasforma in aggressore, accusando la donna di non essere adeguata, di essere lei la colpa dell’insuccesso.

La donna invece verso “l’altra” del suo uomo ha un rapporto diverso. Se ammira lui, sa che la sua lei deve essere eccezionale, perciò desidera a sua volta essere tale, ne è attratta per poterla superare, la invidia (senza ammetterlo a se stessa), non si fa vincolo di insuccesso, in quanto può solo vincere o pareggiare, non deve dimostrare nulla, può solo conquistare, magari facendo finta di nulla, ma trovandosi con lo sguardo giusto e la battuta giusta al momento giusto. Sembrano due estremismi, eppure è così che il profondo istinto ha modellato la nostra natura, in modo tale che questa specie umana trovi sempre il modo di scambiare i geni più forti, come anche quando noi donne scegliamo di avere un padre per generare nostro figlio ed un altro padre per allevarlo, in modo che geni ed educazione siano ancor più variabili e forti.

Così loro non si preoccupano dei figli come noi donne, loro li vivono come elementi di un mondo vasto, loro li vivono come cloni della moglie se sono femmine o cloni di se stessi se sono maschi. Non è sempre così cinico e pragmatico, ma non ti illudo, per evitare di finire in questi luoghi comuni dovrai metterci tanta accortezza, pazienza e lungimiranza, la società farà di tutto per portartici dentro. La società ti vuole sempre perfetta e donna, bambina-donna, vecchia-donna, mai bambina-bambina e vecchia-vecchia, oltre che donna-donna. Ma la donna non è solo amante o madre, è anche professionista, è anche artista, è anche fragile, è anche grintosa, è anche esuberante. Però, se mostri questi lati, naturali e belli, in modo inappropriato, ti giudicano, ti additano, ti svergognano, mica perché ce l’hanno con te, ma per sottrarti ciò che hai, per appropriarsi di cosa hai saputo costruire. Tu magari ti vergogni e ti preoccupi perché non hai avuto tempo di depilarti le gambe, perciò ti metti gli stessi pantaloni di ieri, dato che il vestito, nonostante il caldo, non puoi metterlo a gambe nude, mostrando “la tua vergognosa bruttezza”, ma quello che le lingue maligne notano è che non ti sei cambiata, e ti denigrano. Ma domandati: chi veramente ti vuole bene, inorridisce per la ceretta non fatta, per i due chili di troppo messi su per l’inattività, per le occhiaie del mattino, dopo una giornata stressante ed una notte insonne?! No, chi ti ama sa che tu ti stai trascurando e teme per la tua salute, non critica il tuo aspetto, non inorridisce per delle bazzecole estetiche, mentre patisce per chi sei veramente, per l’autolesionismo, per la scarsa autostima, per il rischio che tu esageri con le pretese su te stessa e ceda rovinosamente. Se veramente ti vuole bene, bacia con dolcezza ogni punto del tuo corpo che non rispetta i “canoni estetici” perché vuole te, non il tuo bozzolo. Ma se ti trascuri a lungo, se perseveri nel non tenerci a te stessa, il tuo ruolo cambia, chi prima ti vedeva come suo completamento, ora non può più basarsi su qualcuno che ha preso strade disarmoniche, perciò, a quel punto, si distrae ed espone il fianco a predatrici audaci. Perciò, figlia mia, scegli chi ti ama per chi sei, non per chi mostri di essere, ma poi non trascurarti, sii sempre te stessa e tu sei bellissima, perciò dimostralo.

E poi un giorno, con me ancora più in là nel tempo, mi porti la notizia: diventerai mamma…. ed io diventerò nonna…..

Ed io so cosa significa essere madre: se avere lui, tuo padre, in me, uniti nella passione erotica, poteva agli inizi essere destabilizzante, invadente, fastidioso, avere questo nuovo essere totalizzante e invisibile che mi gonfia, mi trasforma, mi contatta costantemente con il suo ritmo, il suo muoversi nei miei visceri, è ancora più stupefacente. Indescrivibile come ogni istante le mie mani cerchino il ventre per proteggerlo, per scaldarlo, per sentirlo, sempre impaurite di non sentire più nulla, nonostante le nausee (non per tutte le donne, ma avere un corpo estraneo in te, in un modo o nell’altro, ti provocherà tale disagio), nonostante le gambe gonfie, nonostante il mal di schiena lancinante, nonostante il respiro affannoso, la fatica è sempre inferiore al timore di perderti. Una si rende conto di essere due, ma due sono sempre e solo una. In più c’è lui, suo padre, che ora in te non vede più l’amante ma la madre, ora vede cambiare le tue forme, sai che i maschi ti scelgono in primo luogo per le forme che li attraggono in base alle loro ansie (più sono ansiosi e mancanti di particolari attenzioni materne, più desiderano donne formose in quel punto o in quell’altro, più sono tarpati da madri nevrotiche e dispotiche, più cercano donne maschilizzate e neutre e così via). Loro delle tue emozioni, della tua sensibilità, del tuo fascino interiore si intendono poco, non che non lo sentano o non lo apprezzino, anzi, in realtà sono proprio attratti da quello, il problema è che non lo sanno, si fermano all’involucro e dell’involucro notano solo alcuni particolari, l’occhio cade sempre lì e loro vivono di sessualità visiva, non multisensoriale. Allora ecco che il padre di tuo figlio sarà sconcertato dal tuo cambiamento d’aspetto e d’umore e si sentirà escluso, perciò si spaventerà, si arrabbierà e cercherà delle soluzioni compensatorie perché tu dovrai dedicarti al bambino piccolo e non potrai occuparti anche di quello grande (in quel momento sai che tutte le altre ambiranno a portarti via il padre di tuo figlio, tanto più che si è dimostrato prolifico, quindi, attenta).

Ed ecco il giorno del parto, una spinta incredibile porta a espellere questo corpo che sempre più, ormai lo so, è umano. L’ho visto dalle ecografie, ma erano sporadiche fotografie, so che è umano perché la mia pancia, soffocata da un calcio, riporta l’impronta di un piedino, dentro di me c’è un essere umano!!! L’ho visto pur se velato dalla mia stessa carne. Ma ora deve uscire, non so da dove arrivi questa spinta, ma ne ho abbastanza, via, deve uscire, soffoco, sento la schiena spezzarsi (il mio coccige si sposta di quattro centimetri), sento tutto il mio basso ventre lacerarsi, ma il dolore non è così forte come la necessità di espellere questo essere e di sentirlo piangere. Quanto sudore, quanto dolore, quanto tempo senza fiato, ma ecco che esce e il tempo si ferma. Sono esausta, ma non sento dolore, non sento fatica, non sento nulla perché voglio solo sentirlo piangere. Ed ecco che piange, un pianto esagerato, disperato, che a mi rende il cuore colmo di gioia, tale da straripare. Ora la guardo per la prima volta, è una femmina (se così si può definire questo microscopico “scricciolo” rossastro e rugoso ma…. stupendo!). Ora è su di me, su una camicia da notte intrisa di sudore e umore, stanchezza e ormoni. Ora è attaccata a me per la prima volta, non ho nulla da offrirle se non la quiete dell’abbraccio mentre la sua bocca cerca di chiudersi su un seno ancora vuoto, in modo da richiamarne, lentamente un nutrimento che durerà l’intera vita.

Così è stato per me e così ti auguro sia per te.

Tutte le sensazioni di abuso, tutti i dolori, tutte le privazioni e i sacrifici, ora hanno un senso, ora sai che tu sei meravigliosa perché questo piccolo specchio riflette la tua divina bellezza. E sai che mai lei ti perderà, anche quando ti odierà per la tua intransigenza, anche quando ti contesterà per la tua bigotta ottusità, anche quando ti lascerà, per quel bellissimo ragazzo, il più bello che c’è…. anche quando sarà lei madre, anche quando tu non la riconoscerai più, perché la tua vecchia testa confonderà i visi e i tempi e la scambierai per chissà chi, questo istante sarà vivo in voi, per sempre, in eterno, al di là del tempo e della distanza.

Allora unico consiglio che posso darti, figlia mia, è di essere come me, bada bene, non ti dico di “fare come me”, ma di essere sincera e genuina con te stessa sempre, di essere donna piena, di essere entusiasta per chi sei, utilizzando le maschere per proteggerti dalla società, ma guardandoti con gioia allo specchio nella tua intimità, perché sei pura, come tua madre.

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