Oss: 3 buoni motivi + 1 per salutarsi così

A volte chi non ha affinità con le arti marziali mi chiede cosa significhi “Oss”, misteriosa parola che utilizzo nei saluti. Questo termine ha origini giapponesi, ma è in realtà poco o nulla utilizzato nella sua terra d’origine, mentre ha iniziato a diffondersi globalmente, da quando le arti marziali giapponesi sono state divulgate globalmente.

Vi sono varie spiegazioni dell’etimologia di questa parola, ma il suo utilizzo è legato soprattutto all’epoca del Giappone militarista del primo dopoguerra. In quegli anni il Karate di Okinawa, nato come stile di difesa personale civile, non armata, fu introdotto nell’esercito giapponese come propedeutico per l’allenamento fisico al combattimento, dall’insegnamento diretto maestro-discepolo, si passò ad alla pratica collettiva, dove tutti i militari ripetevano in sincronia le “forme” (Kata).

La mentalità marziale giapponese è caratterizzata dall’obbedienza e dalla dedizione al sacrificio estremo. In tale ambito le iniziali delle parole giapponesi che spiegano il concetto di “spingersi a sopportare la sofferenza, rimanendo impassibili, fino all’estremo sacrificio” furono raggruppate in questa sigla.

  • È dunque una parola che fu transitata in occidente soprattutto dal karate, ma che, rispetto a questa arte marziale, ha origine giapponese e non di Okinawa.
  • È una parola che nelle zone di origine è poco utilizzata, mentre il suo impiego è diffusissimo in Europa e in America.
  • È una parola che indica una mentalità maschilista militarista, ma ora è rivolta indistintamente a uomini e donne, soprattutto in ambiente sportivo.

Il concetto interiore però resta ed ecco i vantaggi, per chiunque di utilizzarla:

  1. Indica dedizione all’arte marziale (qualunque essa sia), un’arte che (al di là dell’aspetto sportivo, non originario, bensì derivato) è uno stile di vita che trascende la fisicità e si radica nello spirito (Zen).
  2. È un modo per affermare che si è pronti e disposti a qualunque sacrificio pur di raggiungere l’obiettivo: dato che il vero scopo dell’arte marziale praticata da un civile è un contesto di difesa personale, sottolinea la volontà del praticante di fare di tutto per sopravvivere ad una aggressione.
  3. È il riconoscimento dell’evoluzione dell’arte marziale (qualunque essa sia), che dalla tradizione arcaica chiusa e a volte intransigentemente bigotta, si divulga nel mondo globale, arricchendosi della cultura del tempo e del luogo ove si insedia (ad esempio il Jiu-jitsu tradizionale dei samurai, si è evoluto nel Jiu-jitsu metodo Bianchi in Italia, nel Brasilian Jiu-jitsu in Brasile ecc.).

Inoltre, non ultimo ma primo motivo in questo nostro contesto di sito dedicato alla psicomotricità olistica:

  1. L’essere umano si è evoluto come “predatore di resistenza“. Evolvendosi in posizione eretta, sudando, camminando e correndo per decine e centinaia di chilometri, all’inseguimento delle prede, cacciando e combattendo in équipe, l’essere umano ha potuto sviluppare in modo eccezionale le capacità cerebrali, ottenendo risultati che mai nessun altro animale poté ottenere. La fondamentale “arma” dell’essere umano è la volontà tenace, inflessibile, dedita al sacrificio, non solo per sé, ma per tutto la sua famiglia, clan o tribù. La condensazione di questo spirito guerriero è insito nella parola Oss.

Quindi, uomini o donne, guerrieri o sportivi, praticanti marziali o pacifici civili, la natura umana è unica e la parola che ne esalta le qualità è il saluto proveniente dal lontano Giappone militare di cent’anni fa: Oss.

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