Un oggetto di per se stesso ha un’importanza psicologica neutra, in esso però noi possiamo “proiettare” e vedervi impressa una nostra emozione particolare, trasformando l’oggetto in una “cosa” che, solo per noi stessi, ha un valore peculiare.
Una sedia, una pipa, un orologio ecc. sono degli oggetti, sono solo degli attrezzi che vengono utilizzati per delle particolari funzioni; ma se quegli oggetti appartengono ed identificano una certa persona (ad esempio il “nonno” a cui siamo affettivamente molto legati), quando li vediamo, abbiamo la percezione emotiva della presenza di questa persona anche quando ella non c’è, perché sono dei ricordi tangibili dell’amore che proviamo per lei.
L’oggetto inanimato è così stato trasformato in una “cosa” perché per noi ha un valore emotivo.
Ecco che il bambino nel pupazzo preferito non vede un oggetto ma un amico o un fratello; il patriota in una bandiera non bada al “pezzo di stoffa sventolante” bensì all’ideale di appartenenza ad una etnia o ad una particolare fede politica o sportiva.
Da qui si può capire che lo stesso oggetto per una persona può essere fonte di ispirazione “mistica” e per un altra, di fede diversa, può essere ritenuta “portatrice di male”, come avviene con i simboli religiosi.
Credere che un oggetto sia in grado da solo di creare effetti nefasti in una persona per il solo fatto che è stato creato e sottoposto a riti occulti, non ha nessun fondamento razionale. Ma se chi lo riceve proietta in esso le sue paure profonde o il suo bisogno di potere, allora la cosiddetta “fattura” potrebbe anche funzionare, ma non per merito di chi l’ha concepita, bensì per la credenza di chi l’ha ricevuta e attivata.
Siamo sempre noi ad attivare, consciamente od inconsciamente, l’oggetto, trasformandolo in una cosa contenente un’emozione.
La meditazione con oggetti di forma e colore che evocano concetti archetipici ancestrali, stimola quella parte di carattere che ci permette di vivere meglio una certa esperienza. L’importante è essere consapevoli che il simbolo è solo uno strumento, siamo noi gli artefici del percorso virtuoso: potevamo farcela anche senza quella cosa; la sua presenza ci ha solo aiutato.
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