Insegnante metacognitivo

insegnante metacognitivo

I luoghi comuni di chi ha “lo sguardo troppo corto” sono:

  • “A scuola faccio matematica! Ma a cosa mi serve?!”
  • “A scuola faccio latino! Ma a cosa mi serve?!”

Come un antico Samurai si esercitava nella calligrafia per migliorare l’arte del maneggiare la spada, così la materia non va imparata di per se stessa, ma come disciplina che sviluppa i processi mentali, atti a risolvere problemi pratici, concreti, di sopravvivenza, per qualsiasi evento di vita (ad esempio, lo scrittore Primo Levi, nel libro “La tregua” racconta come grazie alla conoscenza del latino abbia potuto sopravvivere, riuscendo a comunicare con persone straniere durante il lungo e sofferto ritorno a casa dopo la liberazione dal campo di sterminio).

La “conoscenza” è il sapere, la “competenza” è riuscire ad applicare il sapere nella vita pratica quotidiana.

Il lavoro metacognitivo permette di sviluppare la consapevolezza della competenza derivata dalla conoscenza.

Il ruolo dell’insegnante è quello di vagliare questo processo di consapevolezza, non tanto quello di spiegare i compiti teorici.

L’insegnante metacognitivo deve aiutare a sviluppare la capacità di pensare, la capacità di riuscire a risolvere situazioni problematiche, non è più il docente che ha la “cattedra del sapere”, ma è un mediatore, uno sviluppatore di processi che diventano abilità di tipo mentale.

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