Didattica metacognitiva: la scuola che insegna a sopravvivere

didattica metacognitiva la scuola che insegna a sopravviverePerché valutare un alunno dandogli un “voto” numerico?

Valutiamolo nel complesso, tenendo conto di quanto è realmente integrato e utile nel contesto sociale, grazie alle conoscenze in quella materia.

Facciamo un esempio “stradale”, con un colpo d’occhio, chi è esperto (cioè chi guida nel traffico tutti i giorni) sa subito capire l’intenzione e l’abilità di un altro automobilista: “è un imbranato – sta per girare a sinistra ma non mette la freccia – ora vedi che frena all’ultimo istante… ecc.” L’altro automobilista non è valutato per quanto “conosce” il codice della strada e il funzionamento dell’automobile, bensì per come applica in quel contesto le sua conoscenza, anche nel rispetto degli altri, cioè per quanto è competente in materia.

La valutazione deve essere in sintonia con l’abilità dell’individuo inserito nel contesto civile, non in base alle nozioni acquisite.

A scuola, non deve importare la valutazione “sommativa”, bensì quella “formativa”.

Il voto, sia esso 3, 6 o 10, esprime al massimo la conoscenza di un programma scolastico, ma quell’alunno, con quelle conoscenze, come se la caverà nella vita quotidiana? Saprà metterle a frutto nel suo contesto socio economico? Questa è la vera valutazione, una valutazione che tiene conto della reale abilità acquisita ed applicata sul serio.

L’insegnante dovrebbe quindi essere un “allenatore alla vita”, utilizzando la propria materia per formare il carattere, la personalità e la professionalità degli uomini e delle donne future.

Quando attraversi la strada e non fai attenzione, ti possono investire! Allora nelle verifiche e nelle interrogazioni l’insegnante deve badare che tu sia attento, preciso, non distratto, non superficiale. La materia è uno strumento, la modalità applicativa fa la differenza in chi “spiega una lezione” e chi “forma cittadini professionisti”.

La “conoscenza” è il sapere, la “competenza” è riuscire ad applicare il sapere nella vita pratica quotidiana.

Se sono in grado di riflettere sul perché quel contenuto scolastico che ho appreso è importante e come quel contenuto potrebbe tornarmi utile nel contesto quotidiano, allora io sarò in grado di affrontare in un contesto diverso da quello scolastico di utilizzare quella conoscenza per risolvere dei problemi di vita.

La conoscenza deve diventare una competenza che io potrò utilizzare al di fuori della scuola.

Non è “quanto so” che importa, ma è la capacità di riflettere sul valore della conoscenza che mi permette di sviluppare la competenza e di utilizzare per risolvere problemi nuovi.

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