4 x 20 motivi per “fotografare” uno sconosciuto

4 per 20 motivi per fotografare una persona

Per conoscere a fondo un individuo, ad esempio nella selezione del personale, occorrono meticolosi esami, test oggettivi e accurati controlli diluiti nel tempo.

Ma l’essere umano ha una parte di cervello che dai tempi preistorici ci ha abituato a “classificare” una persona estranea nel più breve tempo possibile, in modo da stimolare subito una reazione adeguata verso un potenziale aggressore.

In base a questa capacità inconscia ancestrale, ancora oggi, il primo impulso di reazione che abbiamo nel caso in cui incontriamo una persona sconosciuta, è quello di recepirne al più presto le caratteristiche essenziali e confrontarle con i nostri ricordi.

Se nel lontanissimo passato reagivamo istantaneamente al ruggito del leone, scappando, o al verso di paura della preda, aggredendo, nella moderna civiltà metropolitana, in cui gli incontri con nuovi individui sono numerosi e quotidiani, il paragone inconscio è soprattutto eseguito a partire dall’esperienza che acquisimmo nei primi anni di sviluppo infantili.

Così ci è facile classificare una persona in base a come il suo comportamento ci evoca un’altro individuo, preso come riferimento, con cui avemmo particolari esperienze.

Ad esempio, se a scuola avevamo un compagno che ci faceva spiacevoli dispetti e oggi qualcuno ci ricorda quel comportamento fastidioso, questo estraneo sarà di primo acchito classificato da noi come “spiacevole”. Al contrario però, uno sguardo, un gesto o un tono di voce che ci ricorda una persona amata, può farci apparire a prima vista “simpatica” una nuova persona.

La decisione inconscia è presa in base a questi fattori:

  1. Modo di camminare.
  2. Dettagli dei lineamenti del viso.
  3. I primi secondi di relazione.
  4. Tonalità di voce.
  5. Percezione delle emozioni.
In base ad una particolare sigla utilizzata nella “selezione del personale” questa caratteristica umana è chiamata 4×20 (i primi 20 passi, 20 dettagli del viso, i primi 20 secondi di relazione, le prime 20 parole).

Dobbiamo a questo punto renderci conto che in così poco tempo e senza approfondire, rischiamo di farci influenzare inconsciamente da degli stimoli che senz’altro sono veritieri, ma potrebbero non essere esaustivi, in quanto la personalità è molto più complessa e non si può “catalogare” qualcuno, solo con così pochi dati a disposizione.

Perciò coloro che affermano: “L’ho capito subito com’era!” hanno senz’altro ragione per una parte di verità, ma se si sono fermati a questa prima impressione subliminale, sono passibili di essere pregiudizievoli, perché non approfondiscono oggettivamente e non contestualizzano i dati ricevuti.

Studio psicologico

 

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