Lezione 6 – “Scrittura Atletica” – sviluppo antropologico

scrittura atletica 6Sviluppo antropologico (Sapetti 2012)

L’essere umano è riuscito a sviluppare in modo eccezionale le capacità intellettive, evolvendosi con un progresso irraggiungibile per qualunque altro animale.

Quali sono le abilità che hanno permesso una simile crescita? Qual è il segreto di questa supremazia? Perché gli altri mammiferi non hanno potuto incrementare in modo altrettanto esponenziale il volume del proprio cervello?

I mammiferi hanno sviluppato alcune doti fisiche: velocità, forza muscolare, corpo corazzato, capacità di volare o di nuotare, percepire gli ultrasuoni, vedere al buio ecc., i primati hanno sviluppato l’abilità quadrumane, ma l’essere umano ha basato il suo progresso su altre qualità: manipolazione, espressione facciale, vocalizzazione.

Come altri primati, ma in modo più preciso ed articolato, i nostri antenati si evolsero, lavorando “in rete”: grazie alla comunicazione si ebbe condivisione di idee e organizzazione di strategie comuni. La mimica facciale e i gesti delle mani permisero ai cacciatori di comunicare l’un l’altro in silenzio, perfezionando gli agguati.

L’evoluzione selezionò per la nostra specie un corpo dotato di due mani e due piedi, non più quadrumane.

I piedi permisero di camminare, stando in posizione eretta, sopportando il peso di un cervello sempre più grande (quante volte ci sarà capitato di sentire una mamma ammonire il bambino che si sporge da una finestra, dicendogli: “Fai attenzione! La testa è più pesante del corpo! Rischi di cadere!”)..

Osserviamo la perfezione del corpo umano come strumento di caccia:

  • Occhi frontali: da predatore, per focalizzare la visuale anteriore.

  • Postura eretta: per vedere lontano, verso l’orizzonte, oltre l’erba della savana.

  • Corpo glabro e capace di sudare: per termoregolarsi durante il cammino o la corsa su lunghissime distanze.

  • Braccia oscillanti, che fanno da volano, ondeggiando ritmicamente durante la corsa, riducendo la fatica.

  • Mani prensili: per costruire strumenti, trasportare oggetti, comunicare a gesti.

A questo si aggiungano le facoltà che sono presenti anche in altri animali:

  • Singhiozzo: per bloccare istantaneamente la digestione nel caso si dovesse scappare o combattere.

  • Solletico: per percepire la presenza di insetti, aracnidi, serpi e altre insidie notturne.

  • Capacità di distinguere i colori: per identificare i dettagli durante il giorno, memorizzando e selezionando rapidamente la qualità benefica o tossica delle sostanze.

Ancora oggi, nel caso in cui si fosse angosciati da un assalto inaspettato, il corpo reagirebbe in modo istintuale e codificato (perché la selezione naturale, nella preistoria, ha permesso a chi ebbe queste doti di sopravvivere e riprodursi). In caso di aggressione, ognuno di noi avrebbe sintomi incontrollabili di:

  • Paralisi: per evitare di attirare l’attenzione con il movimento.

  • Raffreddamento delle estremità: concentrando il sangue verso il centro, a protezione delle zone vitali.

  • Svuotamento di intestino e vescica: per ridurre al minimo le impurità presenti nell’organismo, dato che, probabilmente, in caso di ferita, si dovrebbero affrontare gravi infezioni.

Ci possiamo considerare anime incarnate in corpi bellicosi.

L’essere umano si è evoluto in modo sociale, condividendo le idee, organizzando strategie collettive, attribuendo ruoli e suddividendo i compiti.

I cacciatori preistorici agivano in gruppo, con armi primitive, le prede furono spesso catturate per sfinimento, dopo lunghissimi inseguimenti basati su strategie condivise e nuove tecnologie. Si pensi all’enorme salto di qualità che l’umanità fece quando creò le prime armi complesse! Vi sono altri animali che utilizzano degli oggetti per procurarsi il cibo: ad esempio le scimmie e alcuni uccelli utilizzano dei bastoni per cercare insetti sottoterra o nelle cavità degli alberi. Ma nessun animale tranne l’uomo è stato in grado di unire resina, liane, tendini, bastoni e pietre per costruire asce, coltelli, lance, archi e frecce.

Scagliare una freccia da un arco per abbattere una preda distante alcuni metri presuppone una capacità progettuale molto evoluta: oltre a ideare e costruire in modo adeguato lo strumento (arco e frecce), per colpire la preda occorre scoccare il dardo con una traiettoria a parabola, mirando il punto distante nello spazio e nel tempo, laddove presumibilmente si troverà la preda qualche istante dopo il lancio.

L’abilità di costruire utensili per scuoiare e sezionare la carne diventò fondamentale per trasportare il cibo, tornando alla tribù. Chi non cacciava (donne, vecchi, bambini), raccoglieva frutta, bacche, radici, mantenendo la prerogativa onnivora della specie.

In mancanza di selvaggina, il cibo quotidiano era ricco di carboidrati, dopo la caccia, il cibo era ricco di proteine (una alimentazione simile a quella che gli atleti attualmente adottano prima e dopo una gara sportiva).

Negli ultimi migliaia di anni, pur avendo originato splendide civiltà, il corpo e la mente sono praticamente rimasti gli stessi della preistoria: continuiamo ad essere predatori per sfinimento, capaci di camminare e correre stando in piedi, avendo nella comunicazione la nostra massima potenzialità.

Nell’era della tecnologia moderna, le suddette doti sono applicate con simile modalità ma in campi differenti da quelli antichi: la temperanza si esprime nello studio meticoloso, nell’intenso lavoro intellettuale, nella volontà di ottenere successo con progetti di lunghissimo periodo, riguardanti non solo il singolo individuo, bensì l’intera società. La comunicazione verbale e mimica si affianca a quella scritta e ora anche alla comunicazione digitale.

Spesso però vi è carenza di attività fisica, infatti, stando a lungo seduti sia per studio che per lavoro, la vita è divenuta sedentaria. Il corpo economizza le risorse, facendo regredire ciò che non utilizza, perciò stando fermi si atrofizzano muscoli e articolazioni.

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